…una citazione delle mie “teorie” all’interno di un articolo di Gnosis, la rivista del Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica:

“Esiste una definizione accademica più precisa di “fonte aperta”?”

“Certamente.
Secondo i nostri ricercatori la natura “aperta” (o meno) di una fonte/informazione non va inquadrata come caratteristica a sé stante ma, al contrario, nell’ambito di una completa ontologia formale del concetto di fonte. In altre parole, la fonte è una entità – più o meno astratta – portatrice di un certo contenuto informativo (o ‘carico pagante’) nella cui struttura formale, tra le altre caratteristiche, si evidenzia un certo grado di apertura, ovvero il “naturale livello di disponibilità e di accessibilità (o “partecipazione”) al sistema fonte da parte di un sistema esterno”.
Internet è un repository di fonti e di informazioni. Ma né Internet, né le informazioni in essa contenute sono sufficienti a definire la vera natura dell’OSINT (anche se concorrono in un certo qual modo a farlo). È invece la fonte (source), la sua struttura e le sue qualità peculiari, prima fra tutte il grado di accessibilità e le modalità di disponibilità “open”, a definire l’OSINT.

Questo, tra l’altro, è uno dei motivi basilari per i quali si usa riferirsi all’OSINT come intelligence “DELLE fonti aperte” piuttosto che intelligence “delle informazioni” (quindi DALLE fonti aperte). È infatti il cosiddetto “sbilanciamento sulle fonti” l’elemento caratterizzante dell’OSINT rispetto all’intelligence convenzionale. Se la fonte (aperta) definisce la natura dell’OSINT, il suo dominio applicativo è definito dal corpus di fonti aperte esistenti in un determinato contesto: il cosiddetto network delle fonti.
L’OSINT deve ad Internet da un lato il grosso impulso dato alla sperimentazione e implementazione di tecnologie assai specifiche come ad esempio la comprensione automatica del testo (text mining) e dall’altro una certa “visibilità” (in quanto disciplina) dovuta alla pervasività sociale del network globale, sebbene proprio a causa di questa pervasività, sconta il luogo comune di essere ritenuta una intelligence “più facile”, meno impegnativa, alla portata di tutti e qualche volta meno “invasiva” ed “esclusiva” dell’intelligence convenzionale.

Fondamentale inoltre il contributo dato dai sistemi tecnologici per l’OSINT nei contesti caratterizzati da un multilinguismo spinto – contesto al giorno d’oggi sempre più frequente – senza i quali l’analisi si limiterebbe alle sole lingue europee (recentissime e significative innovazioni tecnologiche si sono avute nella comprensione automatica di lingue arabe ed asiatiche).

Per contro, l’analisi strategica trova nell’OSINT sia uno strumento utile – tra le altre cose – alla rapida definizione preliminare del contesto generale (o “dominio”) di una problema strategico, sia una tecnica analitica particolarmente efficace nella tempestiva scoperta ed estrazione di “informazioni significative”, specialmente in contesti caratterizzati dalla presenza di molte informazioni testuali (non strutturate) e comunque in situazioni in cui la tempestività e l’immediatezza della fruizione dell’informazione sono fattori di fondamentale importanza per la massima efficienza della funzione decisionale.”

“Qual è il rapporto tra Internet e l’Analisi delle Informazioni (Open Source Intelligence)?”

“È opinione purtroppo frequente che la quasi totalità delle attività OSINT sia svolta attingendo a risorse disponibili su Internet. A volte l’analisi OSINT viene anche erroneamente assimilata ad attività pur necessarie ma di profilo meno elevato, come il web surfing o il mero gathering di informazioni dalla rete. L’OSINT invece non si limita al semplice collazionamento ed alla catalogazione delle informazioni digitali, ma prevede una serie di metodi analitici, di sistemi (anche organizzativi), di tecnologie operanti in un contesto all-source che la qualificano come vera e propria disciplina analitica.

Il concetto di apertura di una fonte/informazione non va in nessun caso confuso con quello di gratuità della stessa e nemmeno – d’altro canto – con il fatto che la maggior parte dei contenuti disponibili su Internet (per lo più non validati) sia fruibile gratuitamente e senza ulteriori formalità, come ad esempio l’autenticazione dell’utente-fruitore: una fonte aperta che per l’accesso richiede una autenticazione e magari il pagamento di una certa somma in denaro rimane sempre e comunque una fonte aperta, esattamente come nel caso di alcune edizioni online di quotidiani o periodici.”