Recentemente c’è da osservare il fatto che i media – attraverso numerose inchieste e approfondimenti – riflettono con sempre maggiore efficacia quello che da più parti è stato definito “il nuovo corso” della nostra Intelligence. E ciò è certamente cosa assai buona.

Una domanda però, come da tradizione, sorge spontanea: chi sceglie i nomi dei profili degli operatori che vengono “intervistati”?

E si perché pare che se per gli agenti maschi i nomi più gettonati (almeno quelli che arrivano alla stampa) sono Carlo e Marco (la cui incidenza – secondo l’ISTAT – sul totale dei maschi nati nel 2013 è rispettivamente dello 0.31% e del 1,29%) per le operatrici donne troviamo nomi come Lucrezia e, addirittura, Cornelia la cui incidenza (sempre stando all’ISTAT) sul totale delle femmine nate nel 2013 scende rispettivamente allo 0,23% e allo 0,00% (più precisamente meno di cinque bambine, nel 2013, sono state chiamate “Cornelia”).

Forse è un espediente per scongiurare situazioni imbarazzanti come queste?

– “Emergenza.”
– “Sono Joe Turner, senta…”
– “Qualificarsi.”
– “Cosa?”
– “Identificazione.”
– “Ah, beh, mi chiamo Turner, lavoro per voi, mi stia a sentire.”
– “Il nominativo?”
– “Ah, ma l’ho detto, mi chiamo Turner.”
– “Nominativo in codice.”
“Ah… Condor!