Nei due post precedenti abbiamo parlato di come il linguaggio e la lettura sono fattori significativi anche per l’intelligence. In questo post chiudiamo l’ipotetico – famigerato – cerchio affrontando il problema della scrittura per l’intelligence .

Ora una tra le tante domande legittime potrebbe essere: “esiste un problema nello scrivere per l’intelligence?” (o nello scrivere di intelligence). E’ ovviamente una domanda – come direbbero gli esperti in test di selezione – a risposta aperta, che pertanto non merita di essere liquidata con un semplice SI o un NO sbrigativo.

Riportiamo di seguito ciò che scrive un personaggio come il Generale Michael T. Flynn (ed altri, NdA) nel suo “Fixing Intel: A Blueprint for Making Intelligence Relevant in Afghanistan”:

The format of intelligence products matters. Commanders who think PowerPoint storyboards and color-coded spreadsheets are adequate for describing the Afghan conflict and its complexities have some soul searching to do. Sufficient knowledge will not come from slides with little more text than a comic strip. Commanders must demand substantive written narratives and analyses from their intel shops and make the time to read them. There are no shortcuts. Microsoft Word, rather than PowerPoint, should be the tool of choice for intelligence professionals in a counterinsurgency .”

Queste poche righe introducono nella questione in discussione due importanti elementi: il primo è il cosiddetto prodotto di intelligence (o prodotto dell’intelligence) e la centralità della forma del prodotto di intelligence; il secondo elemento riguarda invece le prassi attraverso le quali il prodotto di intelligence viene realizzato e soprattutto i linguaggi che vengono scelti nel prepararlo alla successiva fase di  comunicazione al fruitore/decisore.

Per quanto attiene alla forma del prodotto di intelligence, il parere del Gen. Flynn (che nel suo lavoro cita anche un altro interessante documento sulla materia) è piuttosto chiaro: non facciamoci prendere la mano dalla moda della graficazione. Quando un contesto supera una certa soglia di complessità presentazioni e diapositive (quelle che, per chi ha prestato servizio qualche primavera fa, venivano chiamate “lastrine” o “lucidi“) non bastano e occorre (o occorre anche) la… narrazione scritta.

Narrazione, appunto. Detta così sembra facile e banale ma il problema è più in profondità, ovvero: “come, e cioè che forma, deve avere la narrazione?“. In un suo bellissimo e corposo libro – “Manuale di scrittura (non creativa)” –  Marco Santambrogio descrive esattamente che forma deve avere una narrazione che non sia narrativa (o poesia, ecc.) ovvero le strutture, le architetture, le prassi realizzative, le argomentazioni che sono tipiche di un saggio, di una tesi di laurea, di un articolo scientifico, di un rapporto (anche di intelligence) e che sono assai diverse da quelle proprie di un romanzo, di un libro di poesie, di un articolo di cronaca.

Santambrogio, già nell’introduzione, identifica subito le condizioni che chi si accinge a scrivere un “…genere di testi che intendono trasmettere conoscenze ma [che] non possono dare per scontato che il lettore creda all’autore senza che gli venga fornita qualche prova o giustificazione” deve per forza di cose soddisfare: a) avere conoscenze da trasmettere, b) esprimere esattamente quelle sue conoscenze, c) farsi capire dal lettore e d) convincere che le sue sono davvero conoscenze e non semplici opinioni.

E’ lampante come i prodotti – o report – di intelligence rientrino a pieno titolo all’interno di questo genere di testi e come le condizioni che si sono appena enunciate siano esattamente quelle che chi scrive per l’intelligence deve (sempre) rispettare.

Qualche differenza tra la scrittura “non creativa” e quella di/per l’intelligence. Normalmente saggi, paper, articoli e documenti scientifici sono il frutto ultimo di fasi di studio e riflessione piuttosto lunghe, effettuate nei confronti di contesti che non cambiano troppo velocemente (o quantomeno non sempre). L’intelligence invece – in particolare alcune tipologie di intelligence – ha a che fare con contesti informativi che tendono ad evolversi molto rapidamente in termini di dimensioni, tipologia e complessità. Inoltre un corposo studio sulla – che so – teoria della relatività viene realizzato da uno scienziato una, due volte nella vita (anche se è ovvio che nel tempo può essere rivisto, aggiornato, integrato, ecc.) mentre un prodotto di intelligence può avere una cadenza ed una ripetibilità molto più elevate (anche giornaliera, se non peggio).

Come si fa a star dietro ad una simile info-storm e contemporaneamente avere il tempo di scrivere il famigerato prodotto di intelligence senza ricorrere agli appiattimenti del powerpoint?

Fortunatamente esistono delle risorse che sono di ausilio a questa antica, ma modernissima, attività umana: la scrittura. Una delle tante è Storybook un applicativo che il produttore definisce come: “…a free Open Source novel-writing software for creative writers, novelists and authors…“.

In realtà Storybook non è stato progettato per la scrittura “non creativa” bensì esattamente per l’opposto (racconti, romanzi, sceneggiature, ecc.) ma questo non fermerà l’appassionato di intelligence più smaliziato che potrà piegare l’applicativo ai propri scopi reportistici.

L’applicativo permette infatti di gestire (e descrivere nelle varie caratteristiche) una ampia classe di oggetti quali personaggi, luoghi, scene, oggetti, variabili, idee, ecc. che – ai nostri fini – possono essere tranquillamente considerati rispettivamente come fonti, georeferenziazioni, contesti, eventi, relazioni, tesi, testi, ecc.. L’applicativo gestisce tutti gli oggetti come un database ed è anche utile come… “analizzatore situazionale” in quanto permette di incrociare gli oggetti in una pluralità di modi come dimostra il seguente breve filmato.

 

In altre parole l’analista – o l’appassionato – di intelligence non deve far altro che sostituire alle informazioni di fantasia, che uno scrittore inserirebbe, i dati relativi a contesti e situazioni reali.

E’ chiaro che una simile risorsa non può essere impiegata in attività “professionali” o di una certa criticità, ma è assolutamente certo che costituisce un ausilio didattico di grande valore per chi voglia – o debba – esercitarsi nell’intelligence writing, così come l’abbiamo sopra definita.

Da queste parti, insieme ad altri applicativi simili, lo si sta ampiamente sperimentando. Potete fare altrettanto: se non altro vi posso assicurare un paio d’ore di assoluto divertimento. Creativo o non… ;)