A distanza di qualche tempo da un post che trattava di intelligence e ciabatte (“Realismo, intelligence e… ciabatte”)” eccoci di nuovo a parlare di intelligence e “oggetti”, nel caso specifico un “cucchiaio”.  Chiarisco subito che non si tratta di elucubrazioni stile “Matrix” ma di qualcosa di – credo – molto più interessante e utile. Questo post infatti gira attorno a quella domanda catartica che attende, paziente, di rivelarsi in tutta la sua potenza (!) in tutte le occasioni che sono in qualche modo legate all’intelligence. Seminari, convegni, interviste, lezioni accademiche, ecc.: praticamente in nessuna di queste occasioni è possibile bypassare la domanda: “che cos’è l’intelligence?”.

Come è normale, ognuno (me compreso, ovviamente) dà la propria versione, risponde nel modo che crede. Una risposta che di solito può essere tendenzialmente corretta (o tendenzialmente sbagliata), sufficientemente esaustiva (o meno) sviluppata ad un certo livello di approfondimento (di solito troppo basso). Una risposta che il più delle volte oscilla tra il tutto e il contrario del tutto, con spiccata tendenza ad assestarsi sul “nulla”. Tuttavia sono risposte che i vari “esperti di dominio” (più o meno “esperti” e più o meno realmente “del dominio”) danno in base alla loro preparazione, alle loro conoscenze, alle loro esperienze e, qualche volta, ai loro studi.

Questo semplicemente per giustificare il fatto che anche il 27 marzo scorso, durante la presentazione del mio volumetto “Open Source Intelligence Abstraction Layer” (Edizioni Epoké), la tradizione è stata rispettata e ad un certo momento – a sera, più o meno ad una certa ora –  è puntualmente sbucata fuori la madre di tutte le domande: “che cos’è l’intelligence?”.

Esistono ottimi volumi di grandi esponenti degli Intelligence Studies che rispondono (ognuno, appunto, con la propria visione) a questa domanda e pertanto non commetterò l’errore di tentare di dare qui la “risposta definitiva” (ammesso che esista e che debba necessariamente esistere). Piuttosto mi ricollegherò ad un bel libretto del giovane Carlo Maria Cirino in cui mi sono recentemente imbattuto dal titolo “Cos’é un cucchiaio?” (Safarà Editore).

Il libro è una parte del progetto “Filosofia con i bambini” che l’autore così descrive:

“…filosofiacoibambini è una pratica educativa… che non si pone come obiettivo la trasmissione di una qualche nozione (sia essa filosofica, storica o scientifica), né la produzione di uno specifico contenuto, bensì lo sviluppo di forme autentiche di conoscenza e pensiero (idee, parole, concetti, sentimenti, emozioni)…”.

Il libretto (una quindicina di pagine) illustra con gusto e semplicità il lavoro da “laboratorio ontologico” che i bambini sviluppano in classe quando si pone loro dinnanzi un oggetto (il cucchiaio, appunto) e gli viene chisto di rispondere a domande relative alle proprietà di quell’oggetto. Infine ai piccoli ontologi viene chiesto di descrivere per iscritto “cosa sia” quell’oggetto senza, per quanto possibile, fare riferimento a “qualità, colori, materiali, nomi e funzioni”.

 

Il lettore che ha avuto la pazienza di arrivare fin qui a questo punto si domanderà – e a ragione – cosa c’entri tutto questo con l’intelligence, diciamo così, “vera” (a proposito, che vuol dire “vero”?).

In effetti a ben guardare un collegamento c’è. E’ un collegamento significativo, a mio parere, anche perché è “istituzionale”: il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS) del Sistema di Informazione per la Sicurezza della Repubblica. Nell’ambito delle attività di comunicazione pubblica d’istituto il DIS promuove iniziative per le scuole e le università tra le quali il concorso “Disegna l’Intelligence” riservato alle classi di studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado che potranno “…inviare le loro rappresentazioni artistiche dell’intelligence e del suo significato al Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica”.

L’iniziativa ha il nobile scopo di avvicinare l’intelligence (e gli apparati di intelligence) ai bambini, coinvolgendoli “…nella consapevolezza dell’importanza della sicurezza nazionale, farci conoscere e far conoscere loro cosa fanno, al di là dell’immaginario cinematografico e romanzesco, le donne e gli uomini che si occupano della sicurezza nazionale”.

Una delle conseguenze (indesiderate?) più immediate di questo tipo di iniziative è la possibilità che prendano un po’ il sapore di una vera e propria operazione di reputation management nei confronti di coloro che – fra non troppi anni, per la verità – saranno chiamati in qualche modo (anche, perché no, in senso elettorale) ad esprimere il proprio gradimento sull’istituzione “intelligence”, sui suoi scopi, sulle sue attività e sulle sue responsabilità (probabilmente è solo mia l’impressione che il flusso informativo delle azioni di “comunicazione istituzionale” dei Servizi – che per definizione dovrebbe essere eminentemente di tipo outbound – finisca poi per essere sempre inbound…).

A tal proposito è interessante ricordare che secondo il Rapporto Italia 2015 di Eurispes ben sei cittadini su dieci si fidano della nostra Intelligence. Risultato lusinghiero ma assai lontano (più di 13 punti percentuali di distacco) dal record di fiducia del comparto difesa/sicurezza che appartiene alla Marina Militare con il 73,5% (una crescita di quasi 6 punti percentuali rispetto al 2014).

Ad ogni modo sarà certamente interessante osservare la partecipazione ed i risultati di questa iniziativa (anche quelli… “strategici”). Così come, in attesa del Rapporto Italia 2015, sarà molto interessante osservare il “segno” dei messaggi che saranno trasmessi dai lavori realizzati dai bambini che parteciperanno.

Occorre però considerare il fatto che rispondere a domande come “cos’è un cucchiaio” o “cos’è l’intelligence” è compito sempre assai insidioso, tanto per i bambini quanto per gli adulti. Difficile perciò negare la necessità e l’utilità – anche per gli studi di intelligence – di simili “laboratori ontologici”.

Perché – parafrasando la saggezza ontologica di Bianca, di anni 8 – si può senza dubbio sostenere che l’intelligence, come il cucchiaio, è…

“una forma quasi sconosciuta (…) una cosa molto sconosciuta, ha descrizioni infinite, l’intelligence è indescrivibile.”

* a proposito, se volete far partecipare i vostri figli o nipoti affrettatevi: c’è tempo solo fino al 30 giugno!